sabato 28 febbraio 2009

Quei mille capannoni vuoti ecco la nostra arma al Nord- Intervista a Maurizio Martina-

BISOGNA ricominciare dai capannoni». Quali capannoni? «Quelli costruiti con la legge Tremonti nel Nord Est, una marea di capannoni che va da Novara a Mestre. Tutti vuoti, o quasi. Hanno d e v a s t a t o l ' a m b i e n t e senza creare ricchezza. E' u n m o n u mento all' incapacità del berlusconismo di governare l' economia». Maurizio Martina, bergamasco, trent' anni, un nome per i prossimi decenni. Una carriera lampo. Segretario bergamascoe poi lombardo dei ds, eletto responsabile lombardo del Pd con un plebiscito (78 per cento) alle primarie di ottobre. Ora è il più giovane della squadra chiamata da Franceschini a rilanciare il partito. Martina, la sua ascesa non è la più clamorosa smentita all' idea che il centrosinistra sia chiuso ai giovani? «Forse, ma diciamo la verità. E' più facile avanzare nel vuoto. La Lombardia era ed è considerata dai dirigenti romani una terra di missione. E' difficile trovare candidati alla sconfitta certa». Ma un partito rassegnato alla sconfitta nella regione di gran lunga più ricca e popolosa d' Italia, che futuro ha? «Nessuno. Infatti da lì occorre ricominciare, dal Nord». Un anno fa ha detto che il Pd lombardo puntava a vincere le regionali del 2010. Lo ripeterebbe oggi, nel mezzo del disastro, coi sondaggi al minimo storico? «Sì, lo ripeto. Nel cuore dell' egemonia berlusconiana e leghista si cominciano a vedere le crepe. Finora loro reggono perché siamo mancati noi, l' opposizione. Ma bisogna fare in fretta. In giugno in Lombardia si vota in due terzi dei comuni». Secondo i sondaggi, rischiate di essere spazzati via da tutte le città del Nord, a cominciare dalla sua Bergamo, Pavia, Lodi, Cremona, la Provincia di Milano. Da dove prende il suo ottimismo? «Secondo i sondaggi, Obama non doveva neppure fare le primarie. Questa crisi non è passeggera, come vogliono far credere Berlusconi e Tremonti. Sarà lunga, dura e porterà grandi mutamenti sociali e politici. Non possiamo dire oggi quale sarà il clima del Paese fra tre mesi, non parliamo poi da qui al 2013, quando ci saranno le politiche». Era anche l' idea di Veltroni, poi si è dimesso. «Veltroni ha avuto il merito di capire che la questione centrale era la sfida sulla modernità. Sempre e comunque il centrosinistra in questi anni, anche quando ha vinto, è stato percepito come più conservatore dell' avversario. Era Berlusconi il nuovo». E non è più così? Berlusconi ha smesso di sembrare nuovo? «Guardi, nel Nord gli imprenditori, di fronte alla crisi, cominciano a capire che le ricette facili di Berlusconi e Tremonti sono scenari di cartapesta, vuoti come quei capannoni. Il bluff dei dazi doganali, l' ideologia leghista del Nord trasformato in fortezza, lo stesso antieuropeismo della destra entrano in conflitto con gli interessi materiali di un territorio che al contrario ha disperato bisogno di tornare a esportare, d' integrarsi sempre di più col resto d' Europa e del mondo». Non sarà invece che si pensa soltanto a fare i danè, a evadere le tasse col nero e a tenere sotto schiaffo gli immigrati, che così non chiedono l' aumento? «Mica tutti, mica tutti. Ci sono tanti imprenditori nella bergamasca che sono più a sinistra degli operai. Artigiani e operai che potrebbero vendere domattina e ritirarsi con una montagna di soldi e invece vanno avanti. Non è per soldi, ma per la voglia di fare. La ricchezza è il valore unico della destra, ma il lavoro dovrebbe tornare a essere il nostro valore. Ne guadagneremmo di voti». Qual è secondo lei l' errore più grave del centrosinistra nel Nord? «L' ossessione dell' identità. Questo parlarsi addosso e contro, ex democristiani ed ex comunisti. Ma come, Berlusconi è stato tanto bravo a far dimenticare di essere stato ex qualsiasi cosa, dai socialisti alla P2, e noi qui a menarcela con le eredità del passato, invece di studiare il futuro». E i possibili punti di forza? «Non c' è dubbio che abbiamo amministrato meglio. Bergamo, Brescia sono diventati modelli di autentico riformismo. Per trovare il riformismo non è che bisogna andare in pellegrinaggio da Blair o da Obama o su Marte, basta considerare quello che i sindaci di centrosinistra hanno saputo realizzare. E magari confrontarlo con il disastro della Moratti a Milano». I milanesi si lamentano dell' immobilismo della Moratti. Ma intanto quali alternative avete offerto voi? «Sono d' accordo. Abbiamo parlato d' altro. Bisogna fare opposizione sulle cose. L' Expo era un' occasione e la destra la sta buttando alle ortiche, sono lì a litigare per le poltrone nel consiglio d' amministrazione fra Lega, An e Forza Italia. La vicenda di Malpensa è stato un altro fallimento della destra nei fatti. Non a caso sarà da Malpensa che Franceschini comincerà venerdì a girare l' Italia». Qual è la prima proposta che farà al nuovo segretario? «Un esperimento. Proviamo per due mesi a non rispondere a nessuna delle provocazioni di Berlusconi e a parlare di un solo tema, uno solo, la crisi economica». - CURZIO MALTESE

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