Giorgio Zanin
Deputato XVII Lgislatura
San Vito al Tagliamento, 6
marzo 2018
Cari amici democratici ed
elettori tutti,
a due giorni dal voto, la digestione del risultato è cominciata nel modo
migliore, con la ricerca delle domande giuste. Non voglio attraversare le
sconfitte invano: senza buone domande, mancheranno risposte coraggiose e
lungimiranti.
Voglio anzitutto dire grazie a tutti voi per la fiducia che nel corso di
questa campagna elettorale mi avete rinnovato in forma politica e spesso anche
in forma personale. In molti vi siete ingaggiati con generosità al mio fianco e
il mio pensiero va in primo luogo ai numerosi giovani che hanno deciso di
partecipare con la voglia di dimostrare che una comunità politica si regge
anzitutto sulla collaborazione generosa. Comunque sia andata, quando si
ricevono tanti incoraggiamenti e apprezzamenti non scontati o di facciata, questo
è indizio di un contesto umano ricco ed efficace. Un terreno fertile insomma
per continuare a credere che una buona semina dia il suo frutto.
Una valutazione profonda degli effetti del voto è appena cominciata e le
dimissioni da segretario Nazionale del PD di Matteo Renzi sono solo la prima
pagina di un percorso che avrà diversi capitoli. L’indicazione emersa dal voto
è inequivocabilmente di segno contrario non solo alle proposte progressiste del
centrosinistra ma anche alla tradizionale rappresentazione moderata del nostro
Paese. La fase politica pare segnata da una somma di “ismi”, facili da
divulgare ma che immagino faranno fatica a tracciare un’azione politica
positiva per l’Italia e i valori costituzionali. Le attese confuse a cui hanno aderito tanti italiani esprimendo
con il voto una ennesima volontà di cambiamento – dall’uscita dall’Unione
europea alle ricette economiche senza coperture, dalla lotta senza quartiere
allo ius soli alla negazione dei dati della ripresa economica… - si fondano su
paure e attese che hanno nei media, vecchi e nuovi, un epicentro del terremoto
su cui occorre riflettere. Non si tratta di nascondere o negare i fatti che
generano timore, ma di discutere le qualità e le quantità con cui vengono raccontati. Il costante clima di sfiducia,
allarme, polemica e aggressività non giova alla democrazia. Queste paure con
sottofondo di rancore diffuso, unite alla tentazione di ogni cittadino di
leggere il tutto a partire dal frammento negativo con cui ciascuno si misura,
hanno finito per annegare tanti dati reali, hanno portato lontano dalle
proposte dei tradizionali corpi sociali intermedi, in primis quelli politici.
Di fronte alla complessità, la gabbia del pregiudizio è semplice da usare,
offre sicurezza ed evita molte fatiche basate sull’ascolto e il confronto.
Dobbiamo ripartire anche da lì per raccontare in modo nuovo la nostra
storia. Abbiamo una stagione davanti a noi segnata da alcune importanti
questioni di metodo prima ancora che di contenuto: la vicinanza alle persone,
l’ascolto, la comunicazione, la presenza nei territori sono la strada che
possiamo e dobbiamo percorrere, come baluardo di democrazia e di valori.
Saranno necessari dei cambiamenti, probabilmente anche dolorosi, a partire
dagli aspetti organizzativi che rimangono non secondari per essere efficaci. Ci attende
una strada in salita che, nella stagione proporzionale in cui siamo rientrati,
ha bisogno di un fare insieme le cose, di una tessitura di dialogo e di
coalizione che rinnovi il progetto, moltiplicando i protagonisti. Abbiamo
bisogno di cuori aperti e di gambe pronte a camminare più che di bocche pronte
ad accusare.
Prima di chiudere, dopo i tam-tam
giornalistici, vi devo una doverosa precisazione.
Dopo il deliberato dell’assemblea provinciale del PD che vincolava la mia
candidatura uninominale alla presenza nella lista proporzionale, ho accettato
la candidatura nel solo collegio uninominale a seguito della richiesta in
extremis della segreteria provinciale PD, con lo scopo di rappresentare in ogni
caso nel modo migliore le ragioni e l’identità degli elettori di
centrosinistra. Ho fatto del mio meglio per onorare questo impegno e mi auguro
che sia servito quantomeno a questo scopo. In
questi mesi moltissimi mi hanno chiesto di dare una disponibilità
duplice di candidatura, prima alle elezioni politiche e poi, con la previsione
di un insuccesso, anche alle elezioni regionali. Questa offerta è stata fatta
dai vertici del partito come alternativa alla mancata candidatura nel listino
della Camera. Avevo già detto di no a
questa logica e a questa prospettiva sin dall’inizio. Approfitto di queste
righe per ribadire questo no ora. Non sono mai stato per spirito e stile
orientato a cercare un posto ad ogni costo e continuo a considerare che la disponibilità
al servizio debba restare la cifra del mio impegno politico. Per la mia carta
di identità politica parla la mia storia.
Vi abbraccio
tutti e conto di incontrarvi presto, per strada.
Giorgio
Zanin
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