MORETTON CAPOGRUPPO PD: LA VERITA’ SUL DEBITO.
Se non fosse per la positiva eredità finanziaria lasciata dal centrosinistra nella precedente legislatura, il centrodestra di Tondo non sarebbe in grado di fare il bilancio per il 2010. Il grande merito d’aver ottenuto dal governo Prodi che il gettito dei tributi versati dai cittadini del FVG venisse versato nelle casse della regione anziché a Roma, è attribuibile esclusivamente alla politica delle entrate fatta da Illy e dalla maggioranza che lo sosteneva.
La rivendicazione della compartecipazione dell’IRPEF sul gettito da pensioni è stata una intuizione del centrosinistra, diventata poi legge nazionale, che consente oggi di dare prospettiva al bilancio regionale, sempre che Tondo continui a sollecitare il governo Berlusconi a dar corso alla sentenza della Corte costituzionale che ha riconosciuto al Friuli Venezia Giulia tale diritto. Senza contare poi, il consistente avanzo di amministrazione che gli avevamo lasciato in eredità.
L’assessore Savino farebbe bene ad ammettere la verità, e a farla conoscere ai cittadini, sul cosiddetto debito del bilancio regionale. La Corte dei Conti, ma anche la relazione del prof. Garlatti, dicono con chiarezza che il debito della Regione è in linea con le sue capacità di spesa. Quindi nessun stratosferico ricorso al mercato finanziario, che tra l’altro è stato fatto nei decenni precedenti anche con il concorso determinante del centrodestra quando governava la regione (vedi governo Antonione e dello stesso Tondo).
E oggi con la Finanziaria 2010 si dimostra come ci sia ancora tale possibilità, visto che questa maggioranza ha previsto di contrarre un ulteriore mutuo per ben 200 milioni di euro. Se a questi quattrini aggiungiamo anche i 700 milioni per la realizzazione della terza corsia, in capo ad Autovie Venete (di cui azionista all’87% è la Regione), si dimostra come anche Tondo non disdegni di ricorrere all’indebitamento.
In realtà, pur di fronte alle difficoltà legate alla crisi economica, la giunta Tondo avrebbe potuto fronteggiare l’attuale bilancio con minori difficoltà se avesse fatto una oculata politica delle entrate come più volte il Pd ha sollecitato.
E ora, il Presidente metta da parte i piagnistei, lavori con impegno senza cercare capri espiatori, che non esistono, e utilizzi al meglio le risorse disponibili.
Trieste, 19 novembre 2009
lunedì 23 novembre 2009
giovedì 19 novembre 2009
Domenica 15 Novembre 2009 00:00
TRIESTE La Regione faccia valere la sua specialità, chieda autonomia da Roma nella gestione dell'acqua, pensi all'Ato regionale unico. Perché altrimenti, sulla via della privatizzazione, quel patrimonio verrà sacrificato al business e i cittadini pagheranno bollette triplicate rispetto a oggi. L'allarme lanciato dal CeVi un paio di settimane fa in un convegno a Udine viene fatto proprio dal Pd che presenta una mozione per la difesa del servizio pubblico, si appella a Renzo Tondo e sfida la Lega Nord: «Si comporti coerentemente con la sua visione federalista».
E' un caso sociale e politico. Da un lato il rischio di un'acqua molto più costosa, dall'altro la polemica dell'opposizione, in particolare contro il Carroccio, accusato di non difendere più un bene pubblico e locale di inestimabile valore, contrariamente a quanto fece in era Illy quando sembrò a un certo punto decollare il progetto di una multiutility del Nordest.
La causa è nota. Nel settembre scorso un decreto emanato dal governo, accelerando la disciplina prevista dall'articolo 23 bis della legge 133 del 2008, ha chiuso il cerchio sulla privatizzazione imponendo agli enti locali di mettere a gara il servizio idrico. In sostanza, entro il 2011, Ato e Comuni dovranno consegnare al mercato la gestione dell'acqua potabile. Un percorso già avviato a Latina e in altre città del centro Italia con il conseguente aumento, perfino del 300%, delle tariffe.
Ieri in conferenza stampa Debora Serracchiani, Gianfranco Moretton e Paolo Menis, con i responsabili locali Cristiano Shaurli e Francesca Papais, oltre al capogruppo in Provincia di Udine Francesco Martines, hanno ribadito l'allarme del CeVi. Con tanto di mozione per impegnare Tondo e giunta ad attivarsi perché in caso di conversione del decreto in legge (domani il provvedimento approda alla Camera) il bene acqua sia dichiarato «privo di rilevanza economica» e «ad attivare un tavolo di confronto con il governo per ottenere lo stralcio della gestione del servizio idrico dalla normativa nazionale avocando a sé la competenza in materia».
«La nostra è una posizione forte e chiara - afferma il neosegretario regionale del Pd annunciando un'iniziativa di piazza a dicembre -: l'acqua è e deve rimanere un bene pubblico». Da parte di Moretton, dopo la ricostruzione del percorso che ha portato nel 2005 al recepimento della legge Galli, arriva quindi l'attacco politico: «Sono state sin qui molto gravi le assenza di Tondo e di una Lega che, al Senato, ha votato a favore del decreto. Vedremo se in Friuli Venezia Giulia i leghisti sapranno essere coerenti con le loro posizioni storiche».
La privatizzazione dell'acqua, aggiunge Menis, «non è un obbligo imposto dalla Ue ma una precisa scelta del governo per rispondere agli interessi delle multiutility del Nord». E ancora: «La Lega ha venduto l'acqua a Tremonti». Il segretario Fvg Pietro Fontanini non raccoglie la polemica ma assicura che il Carroccio «continuerà a difendere l'acqua dalla privatizzazione. Non a caso stiamo chiedendo che gli Ato passino alle Province, più pubblico di così…».
Con l'aiuto del CeVi ci sono anche i numeri. Ciascun cittadino della regione utilizza mediamente 196 litri di acqua al giorno, come in Germania (in Italia sono 293, in Francia 211), con uno spreco del 37% a causa del cattivo funzionamento delle reti idriche. Servirebbero 1,2 miliardi per rimettere a posto gli acquedotti regionali e un minimo aumento della tariffa, suggerisce Menis, «per convincere molta gente a contenere i consumi». Ieri intanto a Udine, in occasione della manifestazione "Funerale dell'acqua", il CeVi ha consegnato ai parlamentari 4mila firme. Un altro appello, spiegano Massimo Moretuzzo e Marco Iob, «prima che il bene più prezioso diventi nuovo business per privati e banche». (m.b.)
DA IL PICCOLO DI DOMENICA, 15 NOVEMBRE 2009
NO BERLUSCONI DAY
Il comitato “No Berlusconi Day”, nato su Facebook per iniziativa di un gruppo di blogger democratici, indice per il prossimo 5 dicembre, a Roma, una manifestazione nazionale per chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
ILTESTO DELL’APPELLO
A noi non interessa cosa accade se si dimette Berlusconi e riteniamo che il finto “Fair Play” di alcuni settori dell’opposizione, costituisca un atto di omissione di soccorso alla nostra democrazia del quale risponderanno, eventualmente, davanti agli elettori. Quello che sappiamo è che Berlusconi costituisce una gravissima anomalia nel quadro delle democrazie occidentali -come ribadito in questi giorni dalla stampa estera ce definisce la nostra “una dittatura”- e che lì non dovrebbe starci, anzi lì non sarebbe nemmeno dovuto arrivarci: cosa che peraltro sa benissimo anche lui e infatti forza leggi e Costituzione come nel caso dell’ex Lodo Alfano e si appresta a compiere una ulteriore stretta autoritaria come dimostrano i suoi ultimi proclami di Benevento.Non possiamo più rimanere inerti di fronte alle iniziative di un uomo che tiene il Paese in ostaggio da oltre15 anni e la cui concezione proprietaria dello Stato lo rende ostile verso ogni forma di libera espressione come testimoniano gli attacchi selvaggi alla stampa libera, alla satira, alla Rete degli ultimi mesi. Non possiamo più rimanere inerti di fronte alla spregiudicatezza di un uomo su cui gravano le pesanti ombre di un recente passato legato alla ferocia mafiosa, dei suoi rapporti con mafiosi del calibro di Vittorio Mangano o di condannati per concorso esterno in associazione mafiosa come Marcello Dell’Utri.
Deve dimettersi e difendersi, come ogni cittadino, davanti ai Tribunali della Repubblica per le accuse che gli vengono rivolte.
Per aderire alla manifestazione, comunicare o proporre iniziative locali e nazionali di sostegno o contattare il comitato potete scrivere all’indirizzo e-mail: noberlusconiday@hotmail.it
lunedì 9 novembre 2009
Al sig. Sindaco
del Comune di
Fontanafredda,
Fontanafredda, 04/11/09
Oggetto: Ordine del giorno urgente da inserire nel primo Consiglio Comunale.
I numeri di Fontanafredda che riguardano le attività produttive ed in generale il mondo del lavoro, sono di grande interesse.
Abbiamo dedicato buona parte del nostro territorio (quattro zone industriali più un alto numero di attività distribuite all’interno del comune) per dare struttura alle imprese. La stessa espansione edilizia ed il conseguente aumento della popolazione trova motivazione nella dinamicità delle nostre imprese.
Purtroppo in periodi di recessione la riduzione o la chiusura di questo potenziale produttivo può diventare un incontrollabile emergenza sociale.
Siamo poi in una posizione baricentrica rispetto ad altre zone vocate alla produzione industriale (Brugnera, Porcia, Roveredo in Piano, Sacile con Pordenone che è catalizzante rispetto al tutto) e bisogna tenere in conto che in queste zone sono occupate alcune centinaia di nostri concittadini.
La crisi della sola SFS INTEC e le annunciate scelte aziendali (esuberi per circa 80 lavoratori) dimostrano la gravità delle conseguenze che queste comportano sul tessuto occupazionale del comune.
Da questa nostra analisi emerge la necessità che l’Amministrazione Comunale assuma un ruolo trainante e ponga in atto delle iniziative in coordinamento con altri soggetti interessati affinché l’emergenza sia gestita e non ricada sulle spalle di chi subisce in prima persona. In tale senso, riteniamo grave non aver reso operativo l’Assessorato alle Attività Produttive e la relativa commissione consiliare.
Gli amministratori pubblici hanno il dovere di raccogliere ed elaborare dei dati relativi al territorio, renderli accessibili ed informare i cittadini su ulteriori situazioni di criticità aziendali che si possono ripresentare nei prossimi mesi.
Ciò detto, chiediamo che il Sindaco e la Giunta si impegnino a predisporre al più presto concrete iniziative in grado di gestire, per la propria competenza, la possibile emergenza sociale.
Franco Anese
“L'ITALIA E' UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA,
FONDATA SUL LAVORO”
(Articolo 1 della Costituzione italiana)
Ma quando il lavoro non c'è più?
Tavolo di analisi e di confronto sulla crisi economico-industriale del nostro territorio.
GIOVEDI' 12 NOVEMBRE ORE 20,30
presso la sala Consiliare del Municipio di Vigonovo.
Interverranno e risponderanno alle nostre domande :
FONDATA SUL LAVORO”
(Articolo 1 della Costituzione italiana)
Ma quando il lavoro non c'è più?
Tavolo di analisi e di confronto sulla crisi economico-industriale del nostro territorio.
GIOVEDI' 12 NOVEMBRE ORE 20,30
presso la sala Consiliare del Municipio di Vigonovo.
Interverranno e risponderanno alle nostre domande :
Emanuele Iodice, segretario generale della CGIL di Pordenone.
Denis Puntin, presidente C.N.A. Friuli Venezia Giulia.
Silvano Pascolo, presidente Confartigianato di Pordenone.
Ezio Tesan, UILM Pordenone.
Paolo Pupulin, Consigliere Regionale del Partito Democratico.
Introduce:
Virginio Saccon, coordinatore del circolo del PD di Fontanafredda.
Coordina : Ezio Pais.
Conclude:
Franco Anese, Consigliere Comunale di Fontanafredda per il Partito Democratico.
In collaborazione con il circolo di Fontanafredda di “Italia dei Valori”
e con le liste “Idee in Comune” e “La Rosa”.
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