TRIESTE. 22.11.18. «Le norme urbanistiche in salsa leghista predicano
semplificazione, ma in realtà creano una giungla urbana dove ognuno può
aumentare le cubature di un edificio in barba alle regole, togliendo ai sindaci
la possibilità di intervenire e danneggiando i cittadini». A dirlo è la
consigliera regionale del Pd, Mariagrazia Santoro a margine della IV commissione
dove è stata illustrazione la proposta di legge n. 26 “Misure urgenti per il
recupero della competitività regionale”, presentata dalla Lega.
«A fronte di alcuni principi condivisibili come la semplificazione delle procedure o il non consumo di suolo, stupisce come non corrisponda un testo normativo altrettanto chiaro e univoco. Soprattutto sulla materia urbanistica ci si basa su concetti vecchi del periodo precrisi, quando c'era un'idea prevalente delle quantità. Oggi dovremmo occuparci della qualità, certamente guardando alla snellezza delle procedure, ma essendo certi che questa sia corrispondente a una certezza del diritto. In sostanza, non possiamo eliminare le regole pensando che tutti agiscano in modo univoco. Dobbiamo scrivere regole più chiare e su questo c'è tutta la nostra collaborazione. Ma semplificare troppo la realtà significa immobilizzare i Comuni e non fargli fare quello che sarebbe naturale fare».
Santoro auspica che ci sia «una riflessione attenta, perché le ripercussioni potrebbero davvero portare a un effetto completamente opposto a quello desiderato, non quindi una semplificazione, ma un irrigidimento e una non chiarezza delle regole tale per cui si provochi il blocco».
Per quanto riguarda l'ampliamento degli edifici, previsti dalla norma nella misura massima del 50 per cento del volume esistente, «non sia fatta ovunque e a ogni costo. I sindaci devono avere lo strumento per governare il loro territorio. Ammettere deroghe senza che possano dare il loro parere è profondamente sbagliato».
Infine, sulla previsione di gratuità del trasporto pubblico per gli studenti e di accesso gratuito nei musei per i minorenni, Santoro dimostra scetticismo: «La cosa che preoccupa è che non c'è la dimensione economica di questo sforzo. A tutti noi piacerebbe andare in treno gratis, in autobus gratis. Ma in realtà, se non abbiamo i numeri di quale sia l'impatto sul bilancio regionale di queste scelte, diventano dei sogni che certamente sono appetibili ma che non sono un governo della misura».
«A fronte di alcuni principi condivisibili come la semplificazione delle procedure o il non consumo di suolo, stupisce come non corrisponda un testo normativo altrettanto chiaro e univoco. Soprattutto sulla materia urbanistica ci si basa su concetti vecchi del periodo precrisi, quando c'era un'idea prevalente delle quantità. Oggi dovremmo occuparci della qualità, certamente guardando alla snellezza delle procedure, ma essendo certi che questa sia corrispondente a una certezza del diritto. In sostanza, non possiamo eliminare le regole pensando che tutti agiscano in modo univoco. Dobbiamo scrivere regole più chiare e su questo c'è tutta la nostra collaborazione. Ma semplificare troppo la realtà significa immobilizzare i Comuni e non fargli fare quello che sarebbe naturale fare».
Santoro auspica che ci sia «una riflessione attenta, perché le ripercussioni potrebbero davvero portare a un effetto completamente opposto a quello desiderato, non quindi una semplificazione, ma un irrigidimento e una non chiarezza delle regole tale per cui si provochi il blocco».
Per quanto riguarda l'ampliamento degli edifici, previsti dalla norma nella misura massima del 50 per cento del volume esistente, «non sia fatta ovunque e a ogni costo. I sindaci devono avere lo strumento per governare il loro territorio. Ammettere deroghe senza che possano dare il loro parere è profondamente sbagliato».
Infine, sulla previsione di gratuità del trasporto pubblico per gli studenti e di accesso gratuito nei musei per i minorenni, Santoro dimostra scetticismo: «La cosa che preoccupa è che non c'è la dimensione economica di questo sforzo. A tutti noi piacerebbe andare in treno gratis, in autobus gratis. Ma in realtà, se non abbiamo i numeri di quale sia l'impatto sul bilancio regionale di queste scelte, diventano dei sogni che certamente sono appetibili ma che non sono un governo della misura».
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