martedì 21 aprile 2009

Civati, i piombini, e il futuro del PD

Giuseppe Civati, è un giovane consigliere regionale della Lombardia. Una promessa e una speranza del PD. Vi invito a leggere il suo BLOG. Intanto godetevi questi suoi commenti all'incontro di Piombino.

L'era solare (altri piombini)
Mentre D'Alema "era glaciale" alla trasmissione di Daria Bignardi, cinquanta democratici quasi anonimi si ritrovavano a Piombino. Nonostante il tempo pessimo e qualche rovescio (non solo elettorale), il
clima era ottimo, disteso, propositivo. Venerdì ci siamo presentati gli uni con gli altri, sabato abbiamo discusso tutto il giorno, oggi abbiamo tirato le somme di un lavoro che è solo all'inizio, alla ricerca di un Pd che finalmente ci sia, perché per ora c'è stato poco e si è perso parecchio per strada. Più domande che risposte, più appunti che conclusioni: il percorso è molto lungo e complicato e non abbiamo la presunzione di avere tutte le soluzioni in tasca. Sappiamo, però, di avere un punto di vista molto diverso da altri non solo e non tanto sul partito, ma soprattutto sulla politica e sulle sue modalità di relazione con i cittadini. Sulle questioni della contemporaneità e sulla battaglia culturale da aprire contro il berlusconismo imperante. Sulla necessità di rompere lo schema e di cambiare registro, quello stesso registro frequentato da anni (per me, da sempre) dai soliti protagonisti. Non ricambio generazionale, dunque, ma ricambio politico e massima apertura al confronto e alla discussione. Senza correnti, senza pregiudizi: a Piombino erano invitati i contestatori e i protestatari, ma anche i membri della segreteria nazionale. E sembrava quasi di stare in quel Pd che ci hanno raccontato e che poi non abbiamo quasi mai visto tradotto in pratica. Sono stati giorni intensi, e un post non è sufficiente per darne una descrizione fedele e per documentare il lavoro che è stato fatto. Per ora vi basti sapere che, per un attimo, abbiamo pensato che il periodo della lunga glaciazione stesse per concludersi. E che qualcosa di nuovo, di più caldo e solare, si affacci all'orizzonte. (segue)


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Ho visto 'cose' (piombini approfonditi)
Io ne ho viste di cose che voi democratici non potreste immaginarvi. Ho visto correnti in fiamme al largo dei bastioni di Piombino. E ho visto i raggi B (nel senso che sapete) balenare nel buio vicino alle porte del Borgo degli Olivi (così si chiamava la struttura che ci ospitava). E tutti quei momenti non andranno perduti, anche se pioveva. E', insomma, tempo di partire. E, come in quel monologo (che era improvvisato, come sanno gli esperti), tutto è successo senza che vi fosse predeterminazione. Ho visto persone che non si conoscevano discutere liberamente. Ho visto amici e compagni parlare dei problemi del Paese (prima ancora che di quelli del Pd), partendo dalle domande e non dalle risposte già frequentate in passato. Ho visto una generazione fare politica in modo molto maturo (altro che gggiovani), partendo prima di tutto dai propri limiti. Responsabilizzati e seri, ossessionati dall'apertura di questo piccolo gruppo, preoccupati dai doveri di rappresentanza, consci di una sovraesposizione mediatica che, a volte, fa più male che bene. Ho visto proposte concrete e dettagliate, ma solo abbozzate e da precisare con il contributo delle tante persone che, come noi, si aspettano qualcosa. A Epinay, Mitterand aveva adottato lo slogan: «Cambiare la vita». A noi, quelli di Piombino, basterebbe cambiare (un po') la politica italiana. Non per arrivare a Roma, ma per dare qualche risposta a Monza e a Udine, a Firenze e a Rimini, a Ravenna e a Genova. Perché il nostro arrivismo, di cui tanti ci accusano, è soltanto quello di voler vedere arrivare il Pd da qualche parte, in un percorso che lo porti, se è possibile, ad incontrare la società italiana. Piombino è stato un 'luogo', ora quel luogo si chiama congresso. E lo vogliamo celebrare a ottobre (parlo dell'ottobre di quest'anno e spero sia chiaro a tutti). Il mese più indicato per pensare a una (piccola) rivoluzione.




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