Il gruppo Consiliare del Partito
Democratico ed il Circolo PD di Fontanafredda, apprendono che il consigliere
regionale della Lega, Antonio Calligaris, per giustificare la sostanziale
soppressione della legge sulla rappresentanza di genere cita il caso di Fontanafredda
del 2017.
Sostiene Calligaris che si tratti
di salvaguardare l’efficienza amministrativa e gli interessi dei cittadini i
quali non sono interessati dal fatto di chi ricopra l’incarico di assessore ma
da come questo venga svolto. Su questa base quindi, si può procedere spediti a
sacrificare il princìpio generante la norma, quello delle pari opportunità di
genere…
Sottolineando che questo è
l’ennesimo attacco ai diritti delle donne da parte dei leghisti che sono ormai
leader nel revival del “machismo”
imperante del loro “capitano”, la citazione di Fontanafredda non è
assolutamente pertinente.
Il motivo fondamentale è che il
“pubblico avviso per la selezione di un’assessore donna” indetto dal Sindaco
Pegolo nel 2017 citato con compiacenza da Calligaris quale esempio di lunghe ed
estenuanti le ricerche di qualche “rara” competenza femminile, era
profondamente viziato nella sostanza e pure nella forma.
Nella sostanza perché
“stranamente” tra le candidate delle molte liste di appoggio al sindaco non
riusciva a trovare una accettabile competenza per l’assessorato ai servizi alla
persona e quindi questo faceva pensare che non avesse ben selezionato i
nominativi oppure che le pur molte donne messe in lista fossero prive di
capacità o di disponibilità, cosa che non pensiamo vera neppure per il centro
destra.
Passando poi all’opzione
dell’assessore esterno, nel pubblico avviso si chiedevano curricula e
competenze straordinarie e dettagliatissime che non venivano assolutamente
richieste agli altri assessori eletti; infine, il bando era pure viziato nella
forma, perché si chiedeva il requisito della residenza in Comune, in modo
assolutamente illegittimo ed anticostituzionale.
Prova ne era che la stessa
Commissione Regionale per le Pari Opportunità, con lettera del 18/10/2017
indirizzata al sindaco e alla Giunta e mai comunicata al Consiglio, cassava il
requisito della residenza come criterio normativamente non previsto e che “inficia, nel concreto, la possibilità di
nominare una terza assessora in giunta, come previsto dall’articolo 1 comma 137
della legge 56/2014”.
Quindi, già tale avviso pubblico
esprimeva in sé un contenuto di illegittimità (infatti altri assessori eletti
risiedono in altri comuni, tra cui il vice sindaco) ma di fronte ai numerosi
curricula femminili pervenuti uno che aveva tutte le competenze era proprio
stato scartato proprio per il requisito della residenza: la candidata abitava a
tre kilometri dal “confine” comunale…
Pertanto, caro consigliere
regionale Calligaris, il caso di Fontanafredda non sarebbe stato un “vero”
problema di rappresentanza di genere ma molto più prosaicamente di equilibri ed
accordi politici e l’atto amministrativo si è prestato a fare da abito per un
monaco già conosciuto!
Si è messa in scena una farsa per
coprire un accordo già noto da tempo che doveva premiare la lista il Ponte con
un incarico da affidare al suo storico rappresentante che non si era candidato,
Carlo Bolzonello.
Perché ora dovremmo credere alle
parole di Fontanini che si dice estraneo all’aver chiesto aiuto ai suoi amici
di Trieste ?
Rimane il fatto che in entrambi i
casi, Fontanafredda prima ed ora quello regionale, con il traino di una
mentalità leghista e di una opacità di comportamenti, le donne e le loro
rivendicazioni egualitarie rappresentano solo un’impiccio in più nella
spartizione dei piccoli e grandi poteri. Per arrivare a questo non si
risparmiano neppure pietose sceneggiate e pantomime che solo il solito ricorso
ai giudici potrebbe, forse ed in parte, risolvere.
Per il gruppo Consiliare PD –
Adriana Del Tedesco
Per il Circolo Pd Fontanafredda – Anna Filipetto